La Candela

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    LA CANDELA
    L’illuminazione nel Medioevo di Patrizia S e Fabio Carlo S

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    Produzione di candele durante una rievocazione

    Storicamente la nascita della candela si fa risalire al IV o V secolo a.C.
    Probabilmente fu inventata dai greci, anche se ci sono delle testimonianze che fanno presumere che già al tempo degli antichi egizi esistesse un oggetto simile alla candela e questo sposterebbe la data della sua invenzione a qualche secolo prima. In effetti ci sono testimonianze archeologiche interessanti che si rifanno all’uso della candela, basti pensare ai candelabri in pietra ritrovati a Creta e Micene oppure al famoso candelabro ebraico a sette bracci custodito nel Tempio di Gerusalemme.
    I Romani, anche se conoscevano la candela, prediligevano l’utilizzo della lanterna ad olio.
    Se i Romani utilizzavano le lanterne ad olio per illuminare le loro dimore e d i templi, i primi Cristiani usavano invece le candele, molto più pratiche da trasportare e ottime per far luce di notte mentre si recavano di nascosto nelle catacombe per pregare.
    Le candele usate in quel periodo erano di sego ossia erano fatte con grasso animale mischiato con paglia ed emanavano parecchio fumo ed uno sgradevole odore. Successivamente si iniziò a produrre candele usando la cera d’api (inizi del III sec. d.C.).
    A partire dal Medioevo l’uso della candela di cera o di sego prevalse su quello della lanterna ad olio; infatti la lanterna richiede attenzioni costanti come riempire regolarmente il serbatoio, tagliare lo stoppino, pulire l’olio che cola.
    La candela quindi inizia ad essere largamente utilizzata tra la fine dell’Impero Romano e l’inizio del Medioevo soprattutto perché legata alle cerimonie religiose cristiane. Una delle feste più importanti era la Candelora, celebrata 40 giorni dopo il Natale, agli inizi di febbraio, che prevedeva l’usanza dei fedeli di sfilare con una candela in mano, una candela benedetta in chiesa secondo la liturgia franco-germanica del X secolo. I ceri benedetti venivano conservati con molta cura per tutto l’anno dai chierici e si accendevano per invocare l’aiuto di Dio durante temporali, carestie oppure in punto di morte. C’era infatti l’usanza di porre ai piedi del letto di un moribondo un cero benedetto per implorare la protezione divina.
    Nell’Alto Medioevo (VI-X secolo) la richiesta di candele da parte di religiosi aumentò enormemente. Ricordiamo che in questi secoli c’è una continua crescita di monasteri e che in molti castelli sono presenti delle cappelle private. Quindi era possibile procurare tanta cera grazie alle tasse imposte dai nobili signori e alle loro cospicue donazioni. Ad esempio esisteva una “Tassa sulla candela” che era il rimborso richiesto per le candele consumate da giudici o avvocati durante lo studio delle cause legali.
    Dato che le candele bruciano in modo abbastanza regolare e costante, nel Medioevo venivano usate anche per scandire il passare del tempo. Ovviamente non erano precise come i nostri odierni orologi, ma permettevano di misurare il tempo in luoghi chiusi e per dei periodi ben più lunghi di quelli misurabili con una clessidra. Sulle candele venivano segnate 12 tacche orizzontali che corrispondevano più o meno alle 12 ore della giornata lavorativa (dalle 6 alle 18).
    L’uso delle candele come sistema di illuminazione per abitazioni private si fa risalire al XIII secolo, anche se molto più probabile che la candela di cera fosse un oggetto di lusso dei signori del 1300.
    Le candele del 1200 infatti erano per la maggior parte fatte di sego, ossia grasso animale, e venivano prodotte da mastri saponieri che utilizzavano la stessa materia prima per produrre anche il sapone. Con lo sviluppo dell’apicoltura nei monasteri e l’aumento della ricchezza nelle città, le candele di cera d’api sostituirono in parte quelle di sego. Spesso erano i monaci che si occupavano di allevare le api e di commercializzarne i prodotti. La cera d'api è la sostanza utilizzata dalle api per costruire i favi. Separata dal miele, veniva venduta in pani o fogli ed aveva un colore giallo scuro (oggi noi siamo abituati a quella di tipo industriale che può essere depurata fino a divenire bianca). Ovviamente non tutti si potevano permettere di illuminare la propria casa con delle candele e le famiglie più povere si facevano bastare la luce del caminetto acceso oppure accendevano qualche torcia. Chi utilizzava le candele erano i nobili, i grandi signori che possedevano dei castelli.
    Si pensa che per illuminare l’interno di un castello di media dimensione (pensiamo al castello scaligero di Verona attorno al 1365) per una notte ci volessero almeno 40 o 50 Kg di cera d’api.

    Ma come si fabbrica una candela?

    Anticamente per fabbricare le candele si doveva seguire un procedimento abbastanza semplice: si immergeva una cordicella di canapa (denominata lucignolo) in un contenitore pieno di pece calda e liquida. Poi si estraeva la cordicella che era ricoperta di pece la quale pian piano si solidificava. Successivamente si immergeva più volte il lucignolo nella cera calda e liquida (circa 60°-65°C.). Ad ogni immersione uno strato di cera si appiccicava al lucignolo e si solidificava raffreddandosi all’aria così pian piano la candela prendeva forma e consistenza.
    Nel Medioevo c’era un altro metodo per produrre le candele: si fissavano più lucignoli ad un supporto di legno e vi si versava sopra la cera calda e liquida usando un cucchiaio.
    Per creare i ceri (candele cilindriche) si utilizzavano stampi di legno. Di certo i ceri erano candele di gran pregio ed avevano funzioni sacre oltre a quella di illuminare, infatti si utilizzavano durante le cerimonie religiose.
     
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